Io MosCocca, appendice felice del mondo Coccadoro, sono la prova vivente che di madre non è detto che ce ne sia una sola.
Non vi voglio annoiare raccontandovi una storia contorta e felice, ma vi invito a credermi sulla parola.
La parola di una che lo dichiara per iscritto, è una parola che vale.
Fatta questa introduzione che induce perplessità e genera curiosità passo ad un secondo assunto di quelli ovvi e proverbiali.
Così come l’amore per i figli moltiplica e non sottrae, allo stesso modo l’amore per le madri può essere moltiplicato senza subire alcun tipo di sottrazione nella quantità e nella qualità.
Pertanto, con questo scritto, invito a festeggiare la Festa delle Mamme del senso più ampio del termine.
E’ un tema che può prestarsi alla retorica, quella che ci fa dire quanto le madri siano l’essenza vera dell’amore, che sono buone per definizione e generose per inclinazione naturale.
Ma io credo che la verità sia una sola, ossia che “mediamente” le madri sono donne.
E’ così che l’invito a festeggiare si trasforma, possiamo declinarlo in maniera diversa, possiamo dedicare questa festa a tutte le donne. Anche a quelle che per caso o per scelta hanno deciso di non essere madri.
E’ un fatto che la donna porti in sé la possibilità di condurre una gestazione e questo attributo la rende fertile di opere, lavoro e pensiero. Nel suo moto generativo costante, nel suo affrettato quotidiano, nell’impegno e nella volitività che rivolge al lavoro o alla famiglia, qualsiasi forma o dimensione abbia.
Le donne di Coccadoro sono fatte di questa stessa pasta e parlano ad altre donne che, in un modo o in un altro, gli sono compagne.
L’invito al rispetto per “questa metà di cielo” ci impone di ricordarle oggi e pure domani.
Dopodomani, pensiamo pure alla possibilità di renderle felici con un dono “prezioso”.
E siate voi a decidere cosa prezioso è per chi, in qualche modo, ogni giorno vi dà campionature di amore.
Foto di Christine Hofmeister