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FACCIAMO NOSTRA L’EUROPA?

Oggi, 9 maggio, è la data in cui si celebra la Festa dell’Europa.
Questa data ricorda un  9 maggio del 1950 in cui Robert Schuman (Ministro degli Esteri francese tra il 1948 e il 1952) presentò il piano di cooperazione economica che dava l’avvio a quello che avrebbe dovuto essere il progetto di una unione federale di Stati, membri di un continente esteso, e in prima istanza cooperanti dal punto di vista economico e commerciale.
L’Europa, così concepita e nelle sue successive estensioni, è una realtà giovanissima.
Ha tutte le caratteristiche di un adolescente che fa le bizze, che cerca la differenziazione dai suoi genitori a tutti costi, anche nella consapevolezza di fare del male unicamente a se stesso.
Perché abbiamo scelto di trattare questo tema? Cosa ha spinto quattro, più l’io narrante, quindi cinque donne che apparentemente, svolgono un’attività di e commerce a trattare un argomento così delicato e importante?
In verità, a proporre il tema è stata Anna ( la Coccadoro illuminista ed illuminata)  e ne è conseguita una discussione piuttosto accesa che ha visto un confronto tra due opposte fazioni: le Signore Coccadoro da una parte e l’io narrante dall’altra.
Le prime accese e convinte europeiste, la seconda debole oppositrice di tesi alternative che introducono comunque all’evidente fallimento di un ideale concepito sulla base di due guerre perse e di erronee valutazioni geopolitiche.
D’un tratto però Anna, con l’aplomb che la contraddistingue, mentre lavoravamo l’una di fronte all’altra al pc, mi ha chiesto: “Se ti mando il discorso che Luigi Einaudi fece alla Costituente nel 1947 lo leggi?”.La mia curiosità intellettuale mi ha imposto un sì senza indugi.
Adesso faccio appello io alla vostra curiosità e vi invito a leggere questo Einaudi entusiasmante e fiducioso europeista, di cui trascrivo solo un passo: “ Ma noi non ci salveremo dal l’imbarbarimento scientifico, peggiore di gran lunga della barbarie primaeva, col gareggiare con gli altri popoli nel preparare armi micidiali di quelli da essi possedute”.
Ed è con questo passo (ma non solo) e grazie a questa sua profetica lungimiranza che Luigi Einaudi ha prodotto un sussulto nella mia coscienza vagamente antieuropeista.
Concludo che dall’utopia, passati attraverso la distopia dell’ultimo anno, si possa approdare ad una Europa che non sia solo un fac simile in 3D. 

Foto di  Sara Kurfeß