Vi possiamo raccontare che nel fiume di amarezza del lunghissimo lockdown primaverile noi abbiamo cominciato a pensare. Come tutti, abbiamo percepito prima lo sbandamento e poi abbiamo sperimentato la costrizione ed il dolore. Le giornate lunghe, lunghissime specie all’inizio, tra bordi di pensieri, scampoli di stoffa e schizzi su quaderni ad un tratto, però, hanno cominciato ad essere più corte.
Ciascuna dentro la narrazione di questo tempo ai limiti del verosimile ha cominciato ad invertire la prospettiva. Si è trattato per tutte noi, quasi all’unisono e a seguito di brevi conversazioni, di una sorta di rivelazione innanzi alla più banale delle evidenze: il momento ci impone di cambiare, abbiamo pensato. Pertanto se sei dentro un fiume e questo è in piena non hai moltissime possibilità, poiché muoverti contro corrente richiede uno sforzo presumibilmente inutile, invece assecondare il moto e le brevi rapide sarà pure rischioso, ma è alta la possibilità di aggrapparsi ad un ramo per risalire a riva. Abbiamo trovato approdo nell’intendere che quel tempo, apparentemente fermo, avrebbe potuto costituire per tutte noi una svolta. Ciascuna dentro la propria vita, in quella primavera silenziosissima abbiamo deciso che era arrivata la nostra stagione e che questa sarebbe stata permeata dello spirito giusto: se un vagito arriva dal pianeta a noi spetta consolarlo.
Coccadoro, nasce dall’intuizione, graduale ma fulminante, che la nostra rivoluzione era cominciata da anni e che ora faceva il paio coi giorni a venire. Perché, forse, la terra ha bisogno di buone intenzioni e di un nuovo disegno, il vecchio mondo è andato in disuso, e quattro donne sono forza motrice e generatrice, possono concepire insieme una idea di qualità e design, di gusto e inventiva con i residui più originali di ciò che ancora non è stato nemmeno immaginato.
Photo by Johannes Plenio