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IL TERITAL E LE NOSTRE MADRI

Le nostre madri indossavano grembiuli, abiti e camice in Terital. Tessuto dal nome quasi esotico ma dalla qualità probabilmente discutibile. Il nome nasceva, infatti, dalla crasi tra acido Ter/eftalico e il campanilistico Ital/iano. Fibra di natura assolutamente sintetica, nata nel primo ventennio del ‘900, nello stabilimento di Casoria della Rhodiatoce. Azienda che, poffarbacco, produceva anche la Vinavil e che di lì a poco sarebbe divenuta figlia della Montedison, le cui giovani braccia avrebbero lavorato esclusivamente tessuti in poliestere che e’ un polimero derivante dai materiali di scarto e riciclo o dalla fermentazione batterica

Il grande vantaggio di questo tessuto era la quasi setosità, la robustezza e se utilizzato per l’abbigliamento il Terital, come un gran signore, “non faceva una piega”. Potevi passarlo sotto pressa, stropicciarlo, sottoporlo a crash test esso, il Terital, non si scomponeva neanche di un filo. I tessuti artificiali, come il poliestere per l’appunto, sono a tutt’oggi fortemente utilizzati, proprio per le loro capacità di resistenza fisica oltre che termica. Qualcuno li definisce financo ecologici nella misura in cui sono spesso anti macchia e non necessitano di una bella passata sotto il ferro da stiro. Nei nostri guardaroba avremo moltissimi capi in lana/cotone/seta immancabilmente associati al Poliestere, figlio ultimogenito, di madre Terital.

Ma ho un ricordo indelebile di mia madre in estate, con addosso il camice di puro Terital, che suda, geme e suda.